Da quando l’Uomo ha iniziato a lasciare traccia del suo passaggio sulla Terra sono state evidenziate dallo stesso, più o meno direttamente, variazioni al clima regionale e/o globale. Secondo i geologi ci troviamo attualmente in una era “glaciale” (nel momento in cui le calotte polari “esistono” si presuppone che la Terra sia in una condizione di bassa temperatura media). L’andamento della temperatura media nel tempo può essere estrapolata dall’analisi dei nuclei di ghiaccio e osservando come sono cresciuti gli anelli degli alberi (ad esempio).
La temperatura media della Terra dipende dall’equilibrio tra l’energia che entra e esce dal pianeta. Quando l’energia in arrivo dal sole viene assorbita la Terra si riscalda; quando l’energia del sole viene riflessa nello spazio la Terra vede ridurre il riscaldamento; quando l’energia assorbita viene rilasciata nello spazio la Terra si raffredda. E’ acquisito che molti fattori causano cambiamenti nel bilancio energetico della Terra e quindi variazioni climatiche: 1) variazioni all’energia solare che raggiunge la Terra; 2) cambiamenti nella riflettività dell’atmosfera e della superficie terrestre; 3) effetto serra che influenza il calore trattenuto dall’atmosfera terrestre.
In generale i cambiamenti climatici antecedenti alla rivoluzione industriale (prima del 1750) sono spiegabili in rapporto a cause naturali (variazioni nell’energia solare in arrivo, eruzioni vulcaniche, cambiamenti naturali nelle concentrazioni di gas a effetto serra, ecc… Dopo il 1750 sembra acquisito che i cambiamenti climatici siano correlati anche all’attività umana. Attualmente, in ambito scientifico, prevale la teoria secondo la quale le modificazioni del clima siano fortemente dipendenti dal tasso di CO2 presente nell’atmosfera.
Nel mondo le ricerche sul clima sono svolte prevalentemente in ambito accademico (università e istituti di ricerca). Comprendere le variazioni climatiche è fondamentale perchè permette di scegliere/guidare le misure più idonee per mitigare, se necessario, gli stessi cambiamenti. Il filone di ricerca più “importante” attualmente è la definizione della “proiezione” della temperatura media globale in relazione alle concentrazioni di CO2. Le regressioni vengono ottenute principalmente attraverso modelli matematici e simulazioni numeriche.
In questi modelli matematici, per sviluppare la “proiezione” futura dei risultati e la corrispondente significatività statistica, vengono spesso utilizzate tecniche probabilistiche; di conseguenza prevale lo studio “teorico” per dare soluzione a problemi che in realtà sono robustamente “deterministici” (almeno in linea di principio). Del resto le simulazioni numeriche forniscono una possibilità di verificare una ipotesi ma sostanzialmente non forniscono “prove” esaustive. Come è noto il metodo scientifico può considerarsi applicato integralmente solo quando c’è l’avvallo delle osservazioni sperimentali.
La teoria secondo la quale la CO2 è da considerarsi “termostato” e quindi guida della temperatura media globale è attualmente relativamente suffragata da dati sperimentali. Pur tuttavia i sostenitori di questa teoria raccomandano di ridurre o annullare l’uso di combustibili fossili ritenuti causa principale dell’aumento dell’anidride carbonica atmosferia (attualmente caratterizzata da un valore di circa 410 ppm). Del resto questa teoria risulta avvallata da moltissimi scienziati il cui prodotto intellettuale (articoli scientifici) avanza soprattutto attraverso pubblicazioni peer-reviewed.
Questa disarmonia di posizione fra i vari esperti di variazioni climatiche in ogni caso non potrà che essere ricomposta nel breve/medio periodo. Oggi l’umanità infatti è dotata di satelliti che misurano continuamente sia la temperatura superficiale che quella atmosferica in ogni giorno dell’anno e in ogni luogo della Terra; inoltre sono sempre più dettagliati le registrazioni della fenomenologia climatica in molte parti del mondo.
Probabilmente non ci vorrà ancora molto per trarre una conclusione definitiva sulla necessità o meno di conseguire una drastica riduzione alle emissioni di CO2. Del resto, anche “politicamente”, è difficile nel breve riuscire ad allineare gli interessi dei Paesi occidentali alla produzione sempre maggiore di CO2 che Nazioni come Cina, India, Brasile e (nel prossimo futuro) Paesi africani; la “loro” produzione di anidride carbonica difficilmente potrà infatti essere messa “sotto controllo” se non altro per ineludibili questioni economiche e di “sopravvivenza” (sostegno alimentare alle rispettive popolazioni).